venerdì 20 giugno 2014

A buon intenditor s'addice la degustazione di whisky

Generalmente abbiamo un'idea errata degli alcoolici e, in questo caso del whisky, per cui possiamo considerarli demoniaci per gli effetti negativi che producono nell'organismo se ingeriti in grandi quantità, oppure culturalmente poco idonei al nostro stile di vita; "Che fai? Bevi Whisky?" qualcuno direbbe, ponendo l'accento sull'ultima parola, come se questo prezioso liquido creato dall'uomo fosse prerogativa solo dei protagonisti dei film americani che, tranquillamente, se ne versano un bel quantitativo dai mobiletti bar onnipresenti sui set oppure chiedendo al barista un "on the rocks" alla stessa stregua di una Coca-cola con ghiaccio.
Appuntamento nello spazio esterno dello Sparkling bar
Acqua per pulire la bocca e assaggi

Eppure il whisky vanta una storia ed una lavorazione di tutto rispetto che andrebbe conosciuta per impararlo a gustare nel momento giusto, con l'abbinamento giusto e nelle quantità giuste.
Con questi obiettivi, la Condotta Slow Food Argentario ha deciso di intraprendere un percorso di piccole degustazioni alla scoperta dei vari ti pi di alcoolici, coinvolgendo, ogni volta, un piccolo gruppo eterogeneo di curiosi e appassionati ma, anche, giovani per l'importanza che investe, proprio in questa età, la cultura del bere nel modo giusto.
Giorgio Alocci spiega la storia del whisky

Inizia la degustazione

Un primo incontro con il whisky c'era già stato ed aveva creato le premesse per un successivo appuntamento che, puntualmente, non si è fatto mancare mercoledì sera, 18 giugno presso lo Sparkling bar di Porto S. Stefano, di fronte allo specchio d'acqua chiamato "Arena del Turchese" che, in questi giorni ospita i bellissimi natanti che partecipano alla coppa Panerai, all'interno della Sailing Week.
A condurre la serata, davanti a tre tavoli pieni di bicchieri pronti all'assaggio di altrettante superbe bottiglie, Giorgio Alocci, esperto e cultore dei più famosi liquidi ambrati, che ha iniziato con una breve introduzione alla storia del protagonista.
Il whisky nasce come "Visge beatha", in gaelico Acqua della Vita, ed era principalmente usato per scopi terapeutici dai monaci fin dal XV° secolo.
Il protagonista della serata

La sfilata di bicchieri

Sebbene il suo paese natìo è l'Irlanda, furono gli scozzesi a perfezionarlo e a renderlo quel sublime nettare che conosciamo noi oggi.
Il XVII° secolo conobbe un enorme sviluppo delle distillerie clandestine ma il boom della produzione si ebbe dopo l'Excise Act, la tassa sulle licenze che diede impulso alla loro legalizzazione.
Le principali zone di produzione rimangono le Lowlands, le Highlands, Islay e Campbelltown e, da queste ultime due zone provengono due delle etichette gustate mentre la terza è stata una sorpresa giapponese.
Le regole di degustazione di vecchio stampo imponevano l'abbinamento del cioccolato (minimo 70%) da impastare in bocca con un piccolo sorso di whisky, ma oggi si tende ad azzardare abbinamenti più originali ma anche interessanti.
Taketsuru 12 years old

La prima bottiglia, della casa giapponese Nikka, Taketsuru invecchiato 12 anni, è stato abbinato ad un crostino con salmone affumicato. 
Masataka Taketsuru, conosciuto come “il visionario”, è considerato il padre del primo whisky giapponese. La distilleria possiede una fonte di acqua sotterranea, filtrata dalla torba, la migliore per produrre il whisky ma quello che colpisce di più è l'aroma, delicato, quasi femminile che non ci si aspetta dal bicchiere.
Hazelburn

Il secondo assaggio è stato un triplo distillato della Mitchell & Co da Campbelltown, Hazelburn il nome, riuscito benissimo se la prima distillazione di 6.000 bottiglie, nel 1997, fu venduta, con 8 anni di invecchiamento, in poche settimane. Sapore superbo, meno comprensibile dall'aroma, è stato abbinato ad un crostino di burro e aringa affumicata.
Caol Ila 1993

La terza bottiglia è stata un vero e proprio regalo, un Caol Ila del 1993, torbato ma non violento, abbinato ad un assaggio di Guttus, uno dei fiori all'occhiello della Maremma in fatto di formaggi.
Caol Ila è una parola gaelica che significa "Sound of Islay" , il nome del braccio di mare che separa l'isola di Islay dall'isola di Jura e la distilleria fu costruita, nel 1846, in una baia che dava proprio sullo stretto, dove l'acqua buona proveniente da Loch Nam Bam (Loch è parola gaelica che sta per lago), la brezza gentile ed il profumo del mirto, creano un insieme perfetto per la distillazione di questo whisky che ha concluso la serata in bellezza. 
Natanti ormeggiati sul molo

Un ringraziamento doveroso allo Sparkling Bar che, insieme alla condotta Slow Food Argentario, ha scelto di condurre  una politica versata  alla conoscenza del buon bere.
Saluti di gusto!

Nessun commento:

Posta un commento